Ogni giorno parlo con imprenditori sull'orlo del fallimento: chi non ha più la liquidità per andare avanti, con i fornitori che incalzano e i clienti che ritardano; chi non riceve più commesse o le vede entrare drasticamente ridotte perché mancano gli ordini; chi non e può più di lavorare per la maggior parte dell'anno per pagare uno stato completamente assente a supporto delle politiche industriali e di sviluppo.
Si, ci sono anche quelli che stanno andando benissimo, con un fatturato in crescita e margini stratosferici. Ma sono una minoranza. Il nerbo della classe imprenditoriale e produttiva soffre. Chi più e chi meno.
Quando sento parlare del progetto "Restart Italia" per rilanciare il PIL del paese mi chiedo se sono più idioti quelli che hanno pensato di propinarci questa fuffa o quelli che ci cascano: non ci sarà nessun rilancio dell'economia italiana con questo progetto e con le startup.
Le startup sono una bella cosa per dare sfogo all'imprenditorialità e alla creatività di una generazione che nella vita ha visto i padri fare soldi e ora vive di delusioni quotidiane.
Qualche azienda produrrà applicazioni e sistemi che potranno anche funzionare.
Ma da qua a risollevare l'economia nazionale, ragazzi, ce ne passa...
Tutto il decreto StarUp è fuffa per il volgo a fine di dare al governo un'area avanguardista e mostrare che sono riusciti a creare le condizioni per il rilancio. Mettetevelo in testa: non siamo la Silicon Valley non perché non abbiamo inventiva e voglia di lavorare ma perché il sistema paese soffoca qualsiasi iniziativa, non ci permette di essere competitivi all'estero, c'è una legislazione e una burocrazia farraginosa.
La famigerata storia di Stefano Lavori nato a Napoli e che voleva cambiare il mondo con le sue idee innovative e con la sua società, la Mela, partendo in un garage sotto casa è una triste parabola della nostra realtà: viene visitato in sequenza dalla camorra per il pizzo, dall'USL per le condizioni igieniche, dallo SPISAL per il contratto dei lavoratori e dalle finanze perché non fa ancora fatture...alla fine picchiato da genitori per avere avuto la pessima idea di cominciare a lavorare in proprio solo per creare debiti.
C'è un mondo che lotta contro una quotidianità fatta di difficoltà, senso d'impotenza e d'umiliazione. C'è una guerra silente che vede ogni giorno imprenditori suicidi per il senso di colpa nei confronti dei dipendenti, della famiglia e per la delusione di non riuscire a portare avanti il loro sogno.
Un bollettino di cui i giornali parlano a stento.
Ma noi abbiamo il progetto Restart.
Evviva, il futuro, per chi sarà ancora qui domani, ci attende.
Scritto da Giovanni Fracasso
Digital Manager Mi occupo dello sviluppo strategie inbound marketing & sales. Affianco le aziende nel loro processo di digital transformation (l'uso dell'inbound marketing per cambiare il commerciale di un'azienda) con la metodologia inbound marketing, puntando all'aumento dei visitatori sul sito aziendale, della conversione in lead del maggior numero di essi e trasformazione in clienti. BIO Sono nato nel tardo pomeriggio di un lunedì - secondo me piovoso - di un 19 gennaio come tanti. Correva l'anno 1972. Potrei ovviamente sbagliarmi su una data o su un riferimento, perché non sono bravo a ricordarmi le date e i numeri. Ho passato i primi anni scolari con tutti che mi dicevano "sei portato per la matematica", fino al compito d'esame di 5° liceo, dove me ne sono uscito con un bel 2. Tanto che mi sono laureato in Lettere e Filosofia, un corso di Laurea di Storia, in quel di Ca' Foscari, a Venezia. Credo fosse il 2000, ma anche qui potrei sbagliarmi. Ve l'ho detto, non sono bravo con i numeri. Nel mezzo un sacco di altre cose: mentre studiavo facevo il giornalista per il Gazzettino, per la Domenica di Vicenza e altre testate locali. Sono stato direttore e fondatore di una periodico locale (Il Corriere Vicentino), poi sono andato in Spagna e ho vissuto quasi 5 anni a Barcelona. Poi, la vita, l'amore e il denaro... e oggi vivo ad Arzignano, sono padre di una bambina nata nel 2010 e sono pazzamente innamorato di lei. Oltre alla bambina, ho un mutuo da pagare e un cane. Se potrebbe non mancarmi tutto questo, probabilmente dedicherei le mie giornate all'alcol e alla vita dissoluta. Invece non bevo e non faccio - quasi - mai festa: sono concentrato al 100% sul mio lavoro e mi piace un sacco quello che faccio. Cosa faccio? Beh, ha molto a che fare con l'inbound, l'eCommerce, il valore del dato per le aziende e la trasformazione digitale delle stesse.
